Avv. Antonio Tanza - Vicepresidente ADUSBEF


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Processo a Parma

Parmalat

PROCESSO PARMALAT PARMA
Tribunale Penale

Presidente: Eleonora Fiengo, giudici a latere: Mario Vittoria e Alessandro Conti.

LA SENTENZA CONTRO TANZI, TONNA & C: GLI EFFETTI
AGLI ASSOCIATI COSTITUITI PARTE CIVILE NEL PROCESSO di PARMA
Proc. Pen. N. 2395/05 R.G.N.R.
DOTT.SSA E. FIENGO
c.d. III° Troncone - Processo Principale


A sette anni dal crac da 14 miliardi di euro e a 32 mesi dall'inizio del processo, si è chiuso il primo grado del giudizio nei confronti del gruppo dirigente della Parmalat di Calisto Tanzi.
Il Tribunale di Parma ha condannato l'ex patron della società Calisto Tanzi a 18 anni di reclusione. Il pm aveva chiesto per lui 20 anni di reclusione. Sono condannati anche altri dirigenti della società: Fausto Tonna a 14 anni, mentre 10 anni e mezzo sono stati stabiliti per il fratello di Calisto, Giovanni Tanzi. Tra le altre condanne stabilite oggi dal Tribunale di Parma, 6 anni sono stati comminati a Luciano Siligardi, ex membro del consiglio di amministrazione di Parmalat, mentre a Domenico Barili 8 anni. Giovanni Bonici, già presidente di Parmalat Venezuela è stato condannato a 5 anni, mentre 5 anni e 4 mesi sono stati stabiliti per Paolo Sciumè. E ancora 4 anni per Giuliano Panizzi, 1 anno e 6 mesi per Sergio Erede, 5 anni e 4 mesi per Mario Mutti, 5 anni e 4 mesi per Rosario Lucio Calogero e 4 anni per Davide Fratta. Quattro anni per Enrico Barachini.
Una sentenza pesante nella punizione dei colpevoli, ma un risarcimento per i risparmiatori che in teoria è molto basso, in pratica sarà nullo.
Dall'aula dell'auditorium Paganini di Parma è uscita anche una certa delusione per gli oltre 35mila risparmiatori truffati dai bond che la Parmalat non è riuscita ad onorare e che hanno contribuito a determinarne il crac.
Il Tribunale ha infatti concesso una provvisionale di due miliardi alla nuova Parmalat, la società guidata da Enrico Bondi, mentre ai risparmiatori dovrebbe andare il 5% del valore nominale delle obbligazioni sottoscritte.
Un migliaio di risparmiatori, che si sono costituiti in giudizio rappresentati dall'Avv. Antonio Tanza, Vice Presidente Nazionale Adusbef, unitamente ad un altro migliaio di risparmiatori costituiti singolarmente o con altre associazioni, hanno un credito di poco inferiore ai 200 milioni di euro.
Le altre parti civili costituite in giudizio, circa 32 mila piccoli risparmiatori che avevano sottoscritto le obbligazioni Parmalat vantano, come crediti, circa 400 milioni di euro.
Ipotizzando quindi in 600 milioni l'ammontare delle obbligazioni sottoscritte, la provvisionale potrebbe essere calcolata in trenta milioni circa.
Il posto numero uno dei creditori spetta, però, alla Parmalat di Enrico Bondi che avrebbe diritto a due miliardi, che, verosimilmente, non saranno mai coperti: i beni sequestrati agli imputati non sono infatti sufficienti che a garantire una parte minima di questi soldi.
Di conseguenza, almeno dalla provvisionale decisa dal tribunale parmigiano, è estremamente difficile, per non dire impossibile, che tutte quelle persone che fra gli anni novanta e i primi del Duemila sono state convinte ad acquistare obbligazioni della Parmalat credendo che fosse un gruppo solido, possano vedere un centesimo.
Oltre alla rabbia, quindi, a regnare è la delusione per una sentenza che sancisce le ragioni dei risparmiatori, ma che non potrà far loro avere indietro dei soldi.
Comunque, non vi è dubbio, che un grande scandalo del crac Parmalat sono state quelle banche che, in malafede, hanno venduto i bond ai risparmiatori conoscendo la situazione dell'azienda e scaricando sui clienti i crediti che vantavano verso Tanzi.
In questi anni chi ha fatto causa agli istituti che avevano venduto 'illegittimamente' i bond l'ha vinta.
Con il verdetto penale emesso dal Tribunale di Parma non potrà che rafforzarsi anche il percorso civile.
Il consiglio, quindi, è di rivolgersi prima agli strumenti di conciliazione, dall'Arbitro bancario finanziario alla nuova mediazione che partirà a marzo 2011 e poi, se non si ottiene ragione dalla banca, vedere, magari con l'aiuto di un'associazione di consumatori, se ci sono le condizioni per intentare la causa civile.

Non in ultimo, con riferimento alla responsabilità delle banche che hanno causato il dissesto Parmalat (diversamente da quelle che hanno collocato i titoli e di cui si è detto sopra), nei prossimi mesi dovrebbe arrivare la sentenza (penale) del Tribunale di Milano nei confronti di alcuni istituti bancari esteri (c.d. II° troncone contro le banche estere), verso le quali questa associazione sta continuando a battersi per ottenere la condanna, non solo a carico degli imputati/persone fisiche, ma anche e soprattutto a carico delle banche coinvolte e imputate in qualità di responsabili civili, al fine di ottenere il "sacrosanto" risarcimento di tutti i denari sottratti ai risparmiatori.

Si coglie occasione per informare che contro alcuni di questi istituti, in particolare Bank of America e City Bank, nei prossimi mesi, presso il Tribunale penale di Parma, avranno inizio i dibattimenti dei processi a carico degli ex responsabili di queste due banche, a seguito della richiesta in tal senso da parte della Procura della Repubblica di Parma (processo a carico Bank of America, attualmente in fase di udienza preliminare, City Bank, il Gup di Parma ha già emesso il Decreto di rinvio a Giudizio, fissando la prima udienza dibattimentale per il 04 aprile 2011).
A tal proposito, si riporta letteralmente la notizia relativa a uno di questi istituti di credito:
"Inchieste Parma Calcio e Bofa, i soldi su conti in Svizzera?
La Procura di Parma ha sollecitato l'avvio di rogatorie per il controllo di transazioni: i soldi distratti da Parmalat con cessioni milionarie di calciatori potrebbero essere finiti su conti elvetici. "Elementi concreti" anche contro Bank of America. Chiusa l'inchiesta sull'Hellas Verona
di MARIA CHIARA PERRI - La Repubblica Parma.it - 11 dicembre 2010
La sentenza di primo grado del processo per il crac del secolo è stata pronunciata, ma le indagini collegate alla bancarotta del gruppo Parmalat continuano serrate e sembrano giunte a una svolta. La Procura di Parma segue il denaro e la pista porta in Svizzera: nel mirino conti correnti di istituti elvetici su cui sarebbero transitati, in nero, i milioni delle compravendite gonfiate dei giocatori del Parma calcio. Il pm Lucia Russo martedì scorso si è recata a Lugano per sollecitare personalmente al procuratore di Berna l'avvio di una rogatoria richiesta da tempo nell'ambito del filone d'indagine sulle "plusvalenze". Per distrarre beni della Parmalat sarebbero state usate cessioni di calciatori per cifre milionarie, ma mai concretamente rinvenute.
Lo scorso febbraio vennero ascoltati in Procura Hernan Crespo, passato nell'estate del 2000 dal Parma alla Lazio di Cragnotti per 110 miliardi di lire, e Amauri, acquistato dalla società ducale del 2000 e subito ceduto al Napoli, senza mai disputare una gara al Tardini. I due calciatori non avevano saputo indicare i particolari delle loro compravendite. Ora la verità potrebbe arrivare dalle transazioni bancarie in Svizzera.
Non solo. La rogatoria mira anche a far luce su conti riferiti a Bank of America e al gruppo turistico di Parmalat. L'accusa ha chiesto per 14 manager del colosso bancario statunitense il rinvio a giudizio per concorso in bancarotta e usura. E' un filone che interessa molto i risparmiatori che si sono costituiti parte civile e rimasti con un pugno di mosche dopo la sentenza di ieri: un'eventuale condanna di Bofa potrebbe portare a concreti e notevoli risarcimenti. L'istituto ha già firmato un accordo con la Parmalat di Bondi per 98,5 milioni di euro. "Dalla Svizzera dovrebbero arrivare documenti importanti - dice il procuratore Gerardo Laguardia - Siamo in possesso di elementi concreti su Bofa che la Procura di Milano non aveva. Glieli abbiamo passati".
Mentre procede il filone delle plusvalenze del Parma F.C., è stato chiuso nei giorni scorsi quello sul controllo dell'Hellas Verona da parte di Calisto Tanzi dal '98 al 2004. La procura ha depositato l'avviso di fine indagini. Oltre all'ex patron di Parmalat e all'ex presidente del Verona Giambattista Pastorello, sono indagati i membri dei consigli di amministrazione della Banca Popolare di Vicenza e di Uncredit Banca d'Impresa, due istituti che avrebbero finanziato la P&P, una società di Pastorello che secondo l'accusa sarebbe stata costruita per acquistare il Verona. La procura di Parma ha ottenuto il sequestro di tre milioni di euro da conti delle due banche."

Alla luce di quanto sopra e alle ultime notizie di stampa relative alle indagini che la Procura di Parma sta per concludere, in entrambi i casi, Adusbef consiglia tutti i propri associati di costituirsi parte civile in entrambi i promuovendi procedimenti.

Continueremo, pertanto, fino alla fine, a batterci in ogni sede per ottenere quanto più possibile per il risarcimento dei danni subiti dai risparmiatori, sia pure nelle innumerevoli difficoltà date dalla frammentazione dei processi; sia per gli obbligazionisti che per gli azionisti che si sono rivolti a noi, con la fiducia di non essere abbandonati strada facendo.

VICE PRESIDENTE NAZIONALE ADUSBEF
Avv. Antonio Tanza


Parmalat, come riavere i soldi (tratto da Club 3 VIVERE - PAOLA RINALDI)
Dopo la condanna dell'ex patron Tanzi, ecco come muoversi per recuperare le somme perdute
Il crac Parmalat gli costerà 18 anni di galera. Il tribunale di Parma ha condannato Calisto Tanzi per la vicenda che - tra falsi contratti di vendita, fatture e bilanci - ha visto il tracollo di Parmalat sotto un debito pesante 14 miliardi di euro. Insieme all'ex patron, altri quindici sono gli imputati che hanno ricevuto una condanna per reati che vanno dall'associazione per delinquere alla bancarotta fraudolenta. Il processo di primo grado - iniziato nel marzo 2008 - ha previsto che Tanzi risarcisca il crac con una provvisionale pari a due miliardi di euro a favore della nuova Parmalat, la società guidata da Enrico Bondi, mentre ai risparmiatori dovrebbe andare il 5% del valore nominale delle azioni o obbligazioni acquistate. Facendo due conti, su un ammontare complessivo pari a 600 milioni di euro di crediti, torneranno in tasca dei circa 36 mila risparmiatori coinvolti e delusi appena 30 milioni di euro.
Quali somme per il risarcimento. "La condanna va letta distinguendo due elementi - spiega l'avvocato Antonio Tanza, vice presidente nazionale di Adusbef - La provvisionale di due miliardi di euro è immediatamente esigibile, mentre il resto delle somme è subordinato all'appello a cui presumibilmente Tanzi ricorrerà, quanto meno per non finire in carcere".
Sentenza esemplare. La vicenda Parmalat aveva intaccato l'immagine dell'Italia agli occhi degli altri Stati. "Seppure con tempi lunghi, questa sentenza ha finalmente dimostrato che nel nostro Paese chi ruba paga - riprende Tanza - All'estero si era diffusa l'idea contraria, con la conseguenza che gli avventurieri ci guardavano come facile preda di inganni e raggiri". Teniamo conto che nei processi penali si punta alla "pena", ovvero alla punizione di chi ha commesso un reato con una sanzione che interessa lo Stato ma non i consumatori, i quali - per essere risarciti - devono ricorrere al processo civile.
Cosa fare. I risparmiatori coinvolti nel crac devono sfruttare la sentenza penale, con le motivazioni che saranno depositate entro novanta giorni, per intraprendere un'azione civile nei confronti della banca che ha collocato i prodotti. "A partire da marzo, quindi pressoché in concomitanza con il deposito delle motivazioni, entrerà in vigore l'istituto della mediazione - suggerisce Tanza - che diventerà obbligatorio nelle controversie civili con costi decisamente inferiori rispetto a quelli che si sosterrebbero presso un legale". Il consiglio è quello di temporeggiare ancora tre mesi per sfruttare questa possibilità "economica", anche perché è ipotizzabile che gli istituti bancari abbiano interesse a chiudere la questione in quella sede, "cavandosela" con spese ridotte.
Quale risarcimento attendersi. Partendo dal presupposto che sarà difficile recuperare la totalità delle somme investite, l'auspicio è quello di andare oltre il 5% auspicato dai giudici accaparrandosi almeno la metà del credito. E se ai due miliardi di provvisionale si aggiungeranno altre somme nel proseguo del processo, è bene iniziare a sfruttare questa tranche sicura. "In termini di pena - conclude Tanza - la provvisionale è un acconto sul risarcimento complessivo da corrispondere al danneggiato come immediato refrigerio, a prescindere dall'appello e dal ricorso in Cassazione". Meglio cogliere questa occasione.
Paola Rinaldi

14 marzo 2008 Prima udienza dibattimentale


Così come accennato nell’ultima informativa inviata a tutti i ns. associati, una normativa vergognosa, fa sì che il numero dei processi aumenti anziché diminuire: “….sarebbe più giusto che il processo fosse uno solo, molto celere e che si garantisse ai consumatori l’indennizzo a mezzo di una class action. Purtroppo, così non è: dobbiamo presidiare tutti i processi con grandi costi e dispersione di forze”.

Infatti, è iniziato all’auditorium Paganini di Parma il processo per accertare le responsabilità del crak Parmalat, una voragine di 14 miliardi di euro che ha danneggiato 200mila risparmiatori. Il presidente della Corte, Eleonora Fiengo, è entrato in aula assieme al giudice Mario Vittoria e al collega Alessandro Conti poco prima delle 10. In aula sono presenti un centinaio di avvocati. Gli imputati che assistono all’udienza sono 56, con l’assenza dell’ex patron di Parmalat, Calisto Tanzi. Nei primi banchi dell’aula siedono gli avvocati dell’accusa: il procuratore capo Gerardo Laguardia, Lucia Russo, Lorenzo Picciotti e Paola Reggiani. All’ultima ora, ieri, è stato nominato Marco Vittoria a fianco del presidente Fiengo, al posto della collega Valeria Montesarchio. Vittoria ha 29 anni ed è in magistratura dal 2004. Alla base della sostituzione ci sono ragioni riferibili ai tabellari predisposti per il riparto del lavoro nel Palazzo di giustizia di Parma. Tra i 56 imputati, divisi in vari filoni d’inchiesta, molti dovranno rispondere dell’accusa di bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere. Dei 200mila risparmiatori danneggiati per la malagestione dell’azienda di Collecchio, 33mila sono probabilmente parti civili. I cinque tronconi d’inchiesta sono: Parmalat (23 imputati, alcuni dei quali a giudizio anche in altri procedimenti paralleli), Parmatour (32 imputati), Ciappazzi (8), truffa alla società Emilia Romagna Factor (2), Ributti (1). Sono 125 le udienze previste. Gli avvocati della difesa chiedono la riunificazione di tutti i tronconi d’inchiesta. Di questi filoni, il cosiddetto processo Ciapazzi ( imputati Geronzi e Arpe/ Capitalia) è stato definitivamente scorporato dal filone principale, assegnato ad un altro collegio giudicante e rinviato al 16 ottobre 2008: per questo processo vi sarà la possibilità di costituirsi parte civile sino a tale data. Gli altri (Parmatour, Emilia Romagna Factor e Ributti), dove anche in questi vi sono responsabili civili abbastanza solvibili che potrebbero garantire i risarcimenti, il prossimo 06 maggio 2008 il Tribunale di Parma deciderà sulla riunione o separazione degli stessi con il filone principale Parmalat. Non dimentichiamo che vi sono anche i processi a carico di Ubs, Citibank e Bank of America la cui posizione è per ora sospesa in udienza preliminare.
Al fine di non lasciare nulla di intentato sull’opportunità di ottenere il risarcimento dei danni, consigliamo tutti i ns. associati, costituiti e costituendi, a costituirsi anche in questi filoni minori.

Tanzi, i misteri del viaggio in Ecuador
Claudio Cattaneo, nel dicembre 2003 presidente e amministratore delegato di Parmalat Portogallo, ha ricostruito oggi nell'udienza del processo Parmalat l'incontro avuto con Calisto Tanzi prima che l'ex re del latte raggiungesse Quito, per il misterioso viaggio in Sudamerica che precedette il suo arresto
di Silvio Marvisi - Parma, La Repubblica 09 marzo 2009
Calisto Tanzi al momento del crac del dicembre 2003 era in Portogallo dove ha incontrato Claudio Cattaneo, presidente e amministratore delegato della filiale portoghese di Parmalat che questa mattina è stato ascoltato in udienza nel processo in corso a Parma.

"Ho incontrato Tanzi il 19 dicembre e il 21 l'ho accompagnato a Madrid in aereo" afferma Cattaneo in aula. "Tanzi è arrivato a Lisbona con un volo privato - spiega Cattaneo - gli avevo riservato un hotel ma gli ho proposto di venire a casa mia, perché le notizie su di lui e su quello che accadeva in Italia circolavano con una certa insistenza". Cattaneo che ancora oggi è il dirigente della filiale portoghese della multinazionale del latte ha consegnato una memoria alla guardia di finanza nel 2004, a cui ha allegato anche alcune ricevute del viaggo di Tanzi in Portogallo. L'ex patron del latte chiede poi a Cattaneo di poter utilizzare il suo cellulare.
Fa alcune chiamate di cui il testimone sentito oggi in aula ricorda solo quella a Ettore Giugovaz. "Lo invitava ad andare a Quito in Ecuador - afferma Cattaneo - a passare il Natale e per un escursione nei pressi di un vulcano". Tanzi andrà poi all'incontro con Giugovaz a cui si unirà anche il commercialista Gian Giacomo Corno. Per lungo tempo si è parlato di quel viaggio che avrebbe permesso a Tanzi di portare via dall'Italia il tesoro su cui cala l' ombra di un mistero ancora irrisolto. Ettore Giugovaz era un consulente fidato di Tanzi che per lungo periodo ha avuto in mano l' impresa costruttrice Bonatti di Parma di cui l'ex patron del latte era socio.

"Ho aiutato Tanzi e ho acquistato i biglietti - prosegue Cattaneo - poi l'ho accompagnato all'aeroporto di Madrid. Ho acquistato un biglietto aereo andata e ritorno per Madrid, per me, e ho fissato per Tanzi il volo d'andata per il 21 (dicembre 2003, ndr), per il ritorno credo fosse Open. Comunque era in business class".
Il difensore di Fausto Tonna rivolge delle domande al dirigente di Parmalat Portogallo riguardo al rapporto fra l'ex direttore finanziario e la filiale iberica: "Tonna lavorava fino a tardi - racconta Cattaneo - mi ha aiutato a imbastire un prestito con banche portoghesi con buon successo, ponte che ha permesso di recuperare Parmalat Portogallo, l'azienda era fortemente in crisi".

Tonna nel 2002 "Non c'è rischio finanziario"
Nell'udienza di oggi è stato ricostruito il parallelo fra quanto si diceva in consigli d'amministrazione di Parmalat e la reale situazione della multinazionale. I rischi finanziari di Parmalat Finanziaria sono stati discussi solo due volte su un totale di 14 riunioni degli amministratori. Secondo i bilanci, i debiti al 31 dicembre 2000 sono invariati, la disponibilità finanziaria è aumentata, non vi è alcun rischio. Il programma di finanziamento è stato utilizzato solo per 650 milioni di euro e restano ancora 1.350 milioni da poter utilizzare. La multinazionale di Collecchio vanta "primaria posizione di mercato e basso rischio" stando a quanto riportato nel verbale del consiglio di amministrazione durato solo 50 minuti. Intanto Standard & Poor declassa il titolo e lo porta a BBB-, segno che i conti di casa Parmalat non sono in forma e che il mercato non ha fiducia nelle mosse degli amministratori di Collecchio. Il titolo proseguirà la caduta anche dopo l'approvazione del bilancio di metà anno. La stampa specializzata rende noto che Parmalat aveva intenzione di emettere un maxi bond da 500 milioni di euro previsto per l'estate ma che poi non ha avuto corso. Il mercato reagisce e si interroga sul motivo per il quale non viene usata la liquidità espressa a bilancio e le notevoli risorse interne all'azienda piuttosto che ricorrere a ulteriori finanziamenti dall'esterno.
In quel periodo gli amministratori della multinazionale del latte hanno altri problemi: il 13 dicembre 2002 è in scadenza un prestito obbligazionario da 400 milioni di euro, 150 milioni sono in cassa per un precedente bond ma all'appello mancano ancora 250 milioni. Il cda ha già avvallato l'8 novembre 2002 un ulteriore bond con cui tappare il buco, senza fare troppe domande o chiedere precisazioni su quegli ingenti movimenti di capitale. Il giorno seguente scoppia il caso Cirio finita gambe all'aria per non avere pagato un bond, proprio come accadrà a Parmalat un anno dopo nel dicembre 2003. Prossima udienza 19 marzo 2009

La Repubblica di Silvio Marvisi - Parma (24 marzo 2009)-
I giudici prendono ancora tempo per decidere sulle eccezioni avanzate dalle difese degli imputati nel processo in corso a Parma per il filone delle acque minerali Ciappazzi, che è stato rinviato al 21 aprile. Il giallo delle firme scomparse dai mandati per richiedere il risarcimento danni non è ancora stato svelato anche se vede nuovi elementi. Nell'udienza di questa mattina hanno preso la parola i legali che sono in via di costituzione di parte civile verso i quali sono state mosse le accuse di non aver completato i documenti in modo appropriato. Oltre a questo problema ve ne sarebbero altri che, come affermato dall'avvocato Federico Grosso di Torino che difende oltre 32mila persone, sarebbero tutte questioni già sollevate negli altri processi di Milano e Parma anche in fase di udienza preliminare sempre rigettate dai giudici. In questa fase iniziale del dibattimento "devono essere enunciate le ragioni, non si deve ragionare sulle responsabilità", afferma lo stesso Grosso. Al termine del suo lungo e ben motivato intervento, in cui ha ripreso la storia del diritto, si è espresso con un "tutto infondato", riferendosi alle accuse che gli vengono mosse. In fase di consegna del materiale alla cancelleria lo studio che cura i frodati nel crac Parmalat di Monte Paschi Siena ha depositato anche un compact disc con le scansioni dei documenti. In qualche occasione non sarebbe leggibile o sarebbe mancante l'ultima pagina ma di fatto i documenti in formato cartaceo sarebbero completi e ricontrollati più volte prima del deposito definitivo. Altri avvocati, di seguito, hanno parlato a lungo esponendo i motivi per cui le parti civili non potrebbero essere estromesse dalla possibilità di entrare nel processo. Al termine il collegio presieduto dal giudice Pasquale Pantalone ha disposto il rinvio al 21 aprile in modo da avere il tempo necessario per poter visionare le posizioni e i vari documenti. Dopo una serie di rinvii già avuti in passato il processo che potrebbe chiudersi in poche udienze, non riesce a decollare. Ci si troverebbe di fronte a un giudizio documentale basato su tutti gli atti che la guardia di finanza è riuscita a rintracciare al momento del crac. Calisto Tanzi ha acquistato la fatiscente azienda delle acque minerali Ciappazzi da Giuseppe Ciarrapico per un prezzo molto superiore al reale valore. Tutto sarebbe rimasto fissato sulla carta ma il procedimento è stato rallentato, anche in precedenza, da una lunga serie di lungaggini burocratiche che non arrestano il termine per la prescrizione.








La STORIA DEL PROCESSO

Procedimento penale n. 5934/04 RGNR
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Parma

n.3849/03 RG GIP presso il Tribunale di Parma

PRIMA UDIENZA lunedì 5 giugno 2006
Prossima udienza:

Al via le Costituzioni a PARTE CIVILE!

Febbraio 2006. I quotidiani informano che su Cesare Geronzi e altri manager ai vertici della banca di Roma non pesa soltanto l'accusa di bancarotta fraudolenta ma anche quella di usura. La Procura di Parma che indaga sul crac Parmalat ha puntato il dito contro quasi tutte le operazioni tra Capitalia e Parmalat compiute negli ultimi anni, quando ormai difficilmente non si potevano notare i segni del dissesto. L'accusa di usura aggravata emergerebbe in particolare dalla vicenda Ciappazzi, l' azienda di acque minerali che Calisto Tanzi sarebbe stato costretto ad acquistare da Ciarrapico in modo da fornire a quest'ultimo i fondi per rientrare dei debiti contratti con la Banca di Roma. I giudici hanno definito l'operazione un' investimento autolesionistico, anche perchè Capitalia avrebbe finanziato la Parmalat con 38 milioni di euro in gran parte da restituire dopo 6 mesi e a tassi molto elevati. Secondo la Procura quindi, la banca ha contribuito a sostenere le operazioni dolose della Parmalat grazie alle quali poteva rimanere in vita e collocare ai risparmiatori bond per oltre un miliardo di euro. Per evitare la richiesta di rinvio a giudizio, Geronzi e gli altri accusati hanno venti giorni per presentare le loro controdeduzioni.



L'
11 maggio 2005 si è chiusa l'inchiesta principale per il Crac della Parmalat. Il PM Antonella IOFFREDI, conferma che gli atti sono stati depositati e sono stati notificati gli avvisi di fine indagine ai 71 inquisiti. Oltre a Callisto TANZI sono anche indagati i Sindaci, i Revisori Contabili e Consulenti del gruppo Parmalat. I Reati contestati vanno dall'associazione a delinquere alla Bancarotta Fraudolenta, sino al Falso in Bilancio e False comunicazioni sociali. Tra breve la fissazione dell'udienza preliminare e le costituzioni a Parte Civile.

(Dell'inviato Stefano Rottigni) (ANSA) - PARMA, 05 GIU - Nell'auditorium Paganini, alla periferia di Parma, per la prima udienza del procedimento del crack Parmalat, mancava il principale protagonista, Calisto Tanzi, ma soprattutto mancavano i consumatori danneggiati e la città. Non c'erano le centinaia di persone che si ritengono truffate dall'ex management di Collecchio che, invece erano scese in più occasioni in massa a Milano per esprimere la loro rabbia per il denaro perduto. Solo una sparuta rappresentanza, cinque o sei, capeggiati da Olindo, di Salsomaggiore, 80 anni che aveva messo via 85 milioni di lire in caso di malattia e che ora recrimina e inveisce contro "le banche, perché sono tutti delinquenti". Ma non si sente un po' solo in questa battaglia? "Sì, sono qui solo, la gente fa bene ad andare al mare, perché tanto quei soldi non li vedrà più". L'udienza scorre sonnolenta con la lunga teoria delle richieste di costituzioni di parte civile. Il più battagliero tra i legali è Antonio Tanza ("non scrivete Tanzi, per favore") che ritiene come il signor Olindo, "le banche tra i principali responsabili nella diffusione e nella creazione di questi maxi-bond". Il vicepresidente dell' Adusbef, che rappresenta circa 800 consumatori, dalle banche spera di avere un risarcimento, perché "il cosiddetto tesoro di Tanzi é sempre rimasto nascosto, mentre è certo che le banche hanno incassato centinaia di miliardi". E di banche si è parlato anche in udienza, quando si è saputo che la Procura ha depositato una notevole mole di documentazione acquisita nel procedimento che riguarda alcuni istituti raggiunti nei mesi scorsi dall'avviso di chiusura delle indagini per concorso in bancarotta fraudolenta (alcune anche per usura) e in quello che coinvolge il presidente di Capitalia, Cesare Geronzi. Uno dei legali di Tanzi, Giampiero Biancolella, anche oggi, pur se non formalmente, ha ribadito la richiesta che questi filoni vadano riuniti, "se non si vuole dar credito alla tesi, peraltro smentita dalle Autorità giudiziarie di Parma e Bologna, che quattro ragionieri di Collecchio abbiano potuto truffare tutti per anni, banche comprese". L' ex patron di Parmalat, oggi assente perché impegnato in clinica per alcuni accertamenti, "ha intenzione di partecipare alle udienze", assicura Biancolella che dà per "pacifico e scontato" il contributo del suo assistito all'accertamento della verità. "Perché egli stesso - spiega il legale - intende capire come tutto ciò sia potuto accadere". I difensori di Tanzi, quindi, chiederanno al gup Antonio Truppa la riunione dei procedimenti, "perché riguardano coimputati" e la vicenda "deve essere tratta unitariamente". E la Procura sembra d' accordo, anche se vede meglio la trattazione unitaria in dibattimento. "Il processo deve essere unico per due motivi - spiega il procuratore di Parma, Gerardo Laguardia - per ragioni organizzative, in quanto ormai è rimasto un solo pm, e per avere un panorama completo di quanto é accaduto". Il deposito degli atti degli altri due procedimenti servirebbe proprio a questo, con particolare riferimento alla posizione di Capitalia e Geronzi. I problemi, ragiona Laguardia, si verificheranno eventualmente in Tribunale, dove alcuni giudici potrebbero risultare incompatibili, perché si sono occupati nel passato o si occuperanno nel frattempo del caso come gip. Laguardia esprime poi soddisfazione per quello che dal 2003 ad oggi sono riusciti a fare gli ex pm Antonella Ioffredi, Silvia Cavallari ("le due ragazze", le definisce affettuosamente) e il pm superstite della pattuglia impegnata nel caso più gravoso che abbia mai investito la Procura di Parma, Vincenzo Picciotti. "Non ho notizie dell'arrivo di un nuovo sostituto", racconta Laguardia il quale aggiunge che era stata "ventilata" l'ipotesi dell'aggregazione di un sostituto di Milano. Anche di questo non ha più notizie e "dovrebbe comunque trattarsi di uno dei tre che si sono occupati dell'inchiesta Parmalat e ci vorrebbe la sua disponibilita". Soddisfazione, ma anche amarezza infine per il procuratore che, sollecitato dai giornalisti, riflette sul lavoro svolto e considera che "il sistema dei controlli non funziona e che il concetto di legalità è stato messo sotto i piedi". Storie già viste, durante Tangentopoli dice, ma ancor prima nel '76, proprio a Parma con il processo per il cosiddetto 'scandalo ediliziò che portò alla sbarra degli imputati ex amministratori e qualche parlamentare. "Anche in quell' occasione - ricorda - emerse che esisteva quella che Antonio Di Pietro chiamo poi la 'corruzione ambientale''. Tra non molto, infine, la Procura chiuderà l'inchiesta sul filone turismo, incentrato su Parmatour, per il quale il pm Picciotti sta scrivendo il capo d'imputazione, mentre ci vorrà qualche tempo, invece, per la chiusura della indagini sul Parma Calcio. L'udienza preliminare prosegue domani con la richiesta di costituzione di altre parti civili.(ANSA).

UDIENZA martedì 6 giugno 2006

Si è fatto il punto ed il calendario dei prossimi appuntamenti: la prossima udienza è fissata per il 10 luglio 2006.

UDIENZA 10 luglio 2006

Si è continuato con le procedure preliminari di ammissione delle parti civili e si e rinviato al 4 ottobre per il provvedimento del GIP.

UDIENZA 4 ottobre 2006
Si è continuato con le procedure preliminari di ammissione delle parti civili e si e rinviato al 4 ottobre per il provvedimento del GIP.

UDIENZA 24 ottobre 2006

A Parma, dove, durante il processo in corso al Centro congressi, il gup Domenico Truppa ha reso noto che tra le 35000 parti civili ammesse nel processo c'è anche la "vecchia" Parmalat, quella in amministrazione straordinaria, mentre è esclusa la nuova, quotata in Borsa. A rimanere fuori, anche le associazioni dei consumatori, come Adusbef e Confconsumatori. Ci sono, invece, come detto, i risparmiatori che si erano rivolti a queste stesse associazioni. Nell'ordinanza Truppa ha definito il principio di responsabilità patrimoniale solidale, che permette a ogni parte civile di rivalersi su ogni singolo imputato. Truppa ha anche ammesso l'istanza a citare come responsabili civili le due società di revisione "Deloitte" e "Ital Audit" (ex Grant Thornton). Soddisfatta anche la richiesta, avanzata da più parti, che vede d'accordo sia i legali della Parmalat sia quelli di Tanzi, di accorpare al processo principale anche i filoni secondari riguardanti Parmatour, Ciappazzi e Ributti. Anche per l'ex patron di Parmalat, Calisto Tanzi, è stata una giornata intensa. Ha partecipato all'udienza preliminare del processo Parmalat, che si è tenuta nell'auditorium Paganini di Parma. Entrando nell'aula e uscendo, accompagnato dai suoi avvocati, il "cavaliere", come ancora lo chiamano nella città, non ha risposto a nessuna delle domande dei cronisti. Adusbef accoglie con disappunto la decisione del GUP di Parma di escludere le associazioni dei consumatori come parti civili nel processo. La motivazione secondo la quale le associazioni non sarebbero "portatrici di interessi specifici" contrasta con altre decisioni dei giudici di Milano e Torino - solo per citarne alcune fra le più recenti - pronunciate per giunta in altri tronconi del processo Parmalat o in altri processi in materia di bond bancari. Il ruolo svolto dalle associazioni dei consumatori per dare sostegno ai risparmiatori truffati è ormai universalmente riconosciuto, anche alla luce del Codice del consumo. Per capire l'entità del ruolo, ad esempio, si può ricordare come solo per i casi Parmalat e Cirio sono state oltre 40.000 le procedure di conciliazione ottenutesi tramitate le associazioni, con solo qualche decina di rifiuti delle transazioni proposte. Proprio loro, durante un recente incontro con il governo, hanno esposto la loro intenzione di far causa alle banche. Un movimento, dunque, che sembrava tacere, e che invece torna a riaffacciarsi alla cronaca. L'udienza Parmalat è stata rinviata al prossimo 22 novembre. La battaglia a Roma e sui risarcimenti continua su più fronti. D'altronde se il governo riconoscesse un risarcimento in proprio a qualunque titolo, si prefigurerebbe un precedente assolutamente problematico che non può essere invocato. E allora, di soggetti parte in causa, non restano che le Banche. Anche questo è un tema delicato però, in particolare per la presenza delle società di revisione. Ma le indagini vanno avanti, per capire responsabilità oggettive ed eventuali negligenze. Anche la questione delle Banche poi, se fosse accolta, rappresenterebbe un precedente importante. Clicca qui per il testo integrale dell'Ordinanza del 24 ottobre 2006 del GUP Dott. TRUPPA.


UDIENZA 22 novembre 2006

Il processo è stato rinviato al 24 gennaio 2007 per la decisione in ordine alla istanza di riunione presentata dai difensori degli imputati.

UDIENZA 24 gennaio 2007

A Parma...



UDIENZA 20 febbraio 2007

A Parma...


UDIENZA 27 - 28 febbraio 2007

A Parma...

UDIENZA 08 maggio 2007


Al processo per il tracollo del colosso alimentare Parmalat in corso al tribunale di Parma, che vede imputate 62 persone accusate di associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta, oggi è stata la volta delle parti civili, tra le quali il legale del commissario straordinario Enrico Bondi, Manuela Cigna.
"Ho chiesto il rinvio a giudizio degli imputati, tutti hanno la loro parte di responsabilità, ciascuno ha contribuito a provocare il crack. Ci sono elementi più che sufficienti a fondare la richiesta di rinvio a giudizio", ha detta la legale.
Quanto ai patteggiamenti concessi, "è un diritto della procura ma certo nei confronti delle parti civili sono penalizzanti", è stato il commento della legale. Che ha rilevato come le persone fisiche non siano in grado di risarcire il danno subito dalle parti civili.
"Solo i processi alle banche potranno portare ad un risarcimento adeguato", ha aggiunto. L'udienza aggiornata al 15 maggio, cominceranno in quella data le arringhe dei difensori degli imputati. La difesa del patron Calisto Tanzi parlerà il 22 maggio.
E' stata anche fissata per il
15 giugno l'udienza per Eurolat che vede imputati tra gli altri Cesare Geronzi e Sergio Cragnotti, oltre a Tanzi, e che verrà tenuta dal gup Roberto Spanò.

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Sette milioni di euro riconducibili, in gran parte, a Nicola Catelli, ex amministratore di Parmatour, sono stati rintracciati su conti correnti svizzeri. Il pubblico ministero Vincenzo Picciotti ha depositato in aula a Parma, nel corso del processo agli ex amministratori del gruppo turistico di Calisto Tanzi, gli esiti di alcune rogatorie internazionali relative ad un'inchiesta condotta dalla magistratura svizzera.
Il sostituto procuratore parmigiano ha chiesto anche il sequestro preventivo e conservativo dei conti, che sono comunque già bloccati dalla magistratura elvetica nell'ambito di un'inchiesta per riciclaggio. Alla richiesta si è associata, tramite i propri legali, anche la Parmalat di Enrico Bondi. Il giudice delle udienze preliminari Domenico Truppa si è riservato di decidere.



UDIENZA 24 maggio 2007

La Procura di Parma ha formulato le prime richieste di condanna per due dei principali imputati al processo per il crac Parmalat. Si tratta di Luciano Del Soldato, ex direttore finanziario Parmalat, e di Maurizio Bianchi, ex revisore dei conti della Grant Tornthon, che avevano chiesto e ottenuto di essere giudicati con rito abbreviato dal gup del Tribunale di Parma Domenico Truppa. Il pm Silvia Cavallari ha chiesto 6 anni e 8 mesi di reclusione per Del Soldato e 7 anni e 4 mesi per Bianchi. Entrambi sono accusati di concorso nella bancarotta fraudolenta Parmalat e associazione per delinquere. Secondo la procura, i due manager erano a conoscenza della situazione dei conti del gruppo agroalimentare, e avrebbero concorso a creare e tenere nascosto lo stato di insolvenza. I loro avvocati pronunceranno le arringhe difensive alla prossima udienza, il 29 maggio.

UDIENZA 29 maggio 2007


UDIENZA 15 giugno 2007

UDIENZA 25 LUGLIO 2007

Oggi, a Parma, si è tenuta l'ultima udienza della fase preliminare del processo Parmalat. Il Gup Domenico Truppa ha rinviato a giudizio 63 imputati indagati per le vicende legate al crac dell'azienda di Collecchio. Oltre a Calisto Tanzi e Fausto Tonna, ex patron ed ex direttore finanziario del Gruppo, rinviati a giudizio con altri 21 nell'ambito del filone principale del processo, nell'elenco figurano anche il Presidente Cesare Geronzi e altri sette manager o ex manager di Capitalia, tra cui l'ex amministratore delegato della banca romana, Matteo Arpe, rinviati a giudizio nel procedimento che riguarda le Acque Ciappazzi. Infine, ammontano a 32 i rinvii per il filone relativo al turismo (Parmatour).
Il giudice Domenico Truppa, inoltre, ha riconosciuto alle Parti civili costituite nel processo Parmalat di Parma 40 milioni di euro per il danno morale, secondo il calcolo dell'avvocato Carlo Federico Grosso che rappresenta circa 32.000 risparmiatori del Sanpaolo-Imi. Il rimborso sarebbe stato riconosciuto nella percentuale del 10% dei soldi investiti dai risparmiatori che ammonterebbero quindi a circa 400 milioni di euro.
In pratica, secondo l'avvocato Carlo Federico Grosso, che difende oltre 32mila risparmiatori, la cifra dovrebbe aggirarsi intorno ai 40milioni di euro. "Siamo soddisfatti" sottolinea Grosso. "Una decisione molto seria e motivata. Ora tocca vedere le disponibilità di queste tre persone: ma comunque la decisione del giudice è un precedente importante anche per la altre sentenze che seguiranno".
Al risarcimento sarebbero tenuti, per il momento, i tre imputati che sono stati condannati con rito abbreviato: Maurizio Bianchi, revisore tra il 1994 e il 2001, condannato a nove anni; Gianpaolo Zini, avvocato d'affari, condannato a sette anni e 10 mesi, pena superiore a quella chiesta dai pm; Luciano Del Soldato, ex direttore finanziario di Parmalat condannato a sette anni. Vista l'entità della somma, in caso di mancato pagamento saranno tenuti in solido al risarcimento, al termine del procedimento, tutti gli altri imputati riconosciuti colpevoli.

Il dibattimento inizierà in aula il 14 marzo 2008.

Ma....

20 dicembre 2007 - All’inizio del 2002, la Procura di Parma alzò il coperchio sul cratere Parmalat, ma inspiegabilmente lo richiuse. La deriva del gruppo Tanzi andò avanti, apparentemente inarrestabile, per quasi due anni. Fino a Natale 2003. Due anni in cui migliaia e migliaia di risparmiatori ignari comprarono dalle banche milioni di bond targati Collecchio senza sapere a che cosa andavano incontro. Quei poveri bond-people avrebbero potuto essere salvati, se solo la verifica iniziata dalle Fiamme gialle nei primi mesi del 2002 fosse andata fino in fondo. Invece, i militari si fermarono sul più bello, dopo aver spiegato al Pm Silvia Cavallari, lo stesso magistrato poi protagonista del ramo emiliano dell’indagine, la scoperta di un’operazione più che sospetta, un intervento che fotografava alla perfezione il meccanismo di distrazione messo in atto dal team di Collecchio: un credito da Parmalat a Parmatour di 11,8 miliardi di lire poi svanito nelle pieghe dei bilanci. La Procura aveva trovato con quel credito il bandolo della matassa. Ma lasciò perdere, dedicandosi solo alla contestazione dell’evasione fiscale. La verifica viene effettuata fra il gennaio e il marzo 2002 presso la International Travel Consultant & Partnership -ITC & P spa - in seguito divenuta Hit International Spa e poi Parmatour. Attenzione: Parmatour appartiene sì alla famiglia Tanzi, ma non al gruppo Parmalat, quotato in Borsa e presente nel Mib 30 che raccoglie le 30 società a maggior capitalizzazione. Il finanziamento a terzi, da Parmalat a Parmatour, è dunque vietato. Invece, nel corso del controllo i militari trovano un’anomalia rilevantissima: Parmalat ha prestato a Parmatour 11,8 miliardi di lire nel 1997. Dell’operazione però non c’è traccia né nei libri sociali né nei bilanci delle società. In verità nelle carte Parmatour la Gdf trova un’annotazione sconcertante, a penna: rinuncia al credito. In sostanza i «cervelli» di Parma hanno pensato bene di camuffare l’emorragia continua di soldi dalla capogruppo con la più banale delle bugie: Parmalat ha deciso di non chiedere indietro il prestito, anzi i prestiti. Non solo il passaggio degli 11,8 miliardi, ma anche altre rocambolesche operazioni infragruppo. I bilanci sono truccati, di più, marci e lo si vede ad occhio nudo. Il 6 maggio, la Guardia di finanza, su delega del Pm Cavallari, va a perquisire Parmalat e curiosamente sequestra non i libri contabili relativi al 97, peraltro facilmente consultabili, ma «copie fotostatiche» dei documenti. Di quel prestito non c’è traccia. Viene allora interrogato Claudio Anzalone, legale rappresentante della società, che nega tutto. Possibile? I conti non quadrano, ma nella scheda informativa, inviata in Procura, i finanzieri glissano su tutto: «Claudio Anzalone ha in atti dichiarato l’inesistenza della rinuncia in questione, nonchè del credito stesso. Allo stato attuale delle indagini ed attraverso la documentazione acquisita, non è possibile verificare se la rinuncia del credito contabilizzata dalla Itc & P, sia mai esistita o sia eventualmente relativa ad un altro soggetto economico».In poche parole, nessuno compie la più elementare delle verifiche: stabilire se quei miliardi siano effettivamente usciti dalle casse di Parmalat. Non succede nulla di nulla. Nemmeno in Procura: il Pm non informa, a quanto risulta, né la Consob né la Banca d’Italia. Nei mesi in cui le banche piazzano stock di bond nelle tasche incolpevoli di migliaia di cittadini, la Procura di Parma si limita ad accendere i riflettori su una presunta evasione fiscale. Fra una relazione e l’altra, la Gdf annota ancora una volta che il credito è sparito. Come un fantasma: «Una rinuncia di tale entità non è stata oggetto di specifica trattazione né in sede di delibere assembleari, né in sede di stesura della nota integrativa al bilancio d’esercizio e comunque la parte non ha esibito alcun documento che riporti con precisione l’ammontare del credito vantato e di quello rinunciato». E allora? I militari scrivono che le operazioni emerse «cozzano contro i principi di una corretta e trasparente gestione della contabilità». Nessuno a Palazzo di giustizia batte ciglio. A Natale 2003 finalmente lo scandalo esplode: nel cratere sono spariti 14,4 miliardi di euro, il più grave disastro della storia finanziaria italiana. Per migliaia di risparmiatori è troppo tardi. Il 28 dicembre Silvia Cavallari e la collega Antonella Ioffredi corrono a San Vittore. Qui Calisto Tanzi ammette: «È vero che la Parmalat ha concesso finanziamenti alle società di viaggio». Qualche finanziere inserisce nei faldoni quel vecchio carteggio, ormai dimenticato. Altrimenti destinato ad essere sepolto in qualche archivio, insieme alla vecchia inchiesta. Il Giornale






Facciamo un appello a tutti i consumatori a costituirsi parte civile:
è possibile anche dopo l'udienza preliminare e sino all'inizio del dibattimento!


Per costituirsi parte civile in questo procedimento è sufficiente mettersi in contatto con la Vicepresidenza Adusbef collegandosi al sito www.studiotanza.it, oppure scrivendo a adusbef@studiotanza.it, oppure telefonando al 0836.566094 o mandando un fax al 0836.631656.

DETTAGLI: COME CI SI COSTITUISCE PARTE CIVILE NEL PROCESSO PARMALAT, AL FINE DI OTTENERE LA RESTITUZIONE DEL MALTOLTO?

Con la costituzione di parte civile i risparmiatori avranno una occasione in più per tentare di rivalersi nei confronti di coloro per i quali la Procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio.

L'iniziativa, che è aperta anche agli azionisti Parmalat, A partire, quindi, ADUSBEF curerà la raccolta e la stesura dei documenti necessari. La procedura è semplice e agli associati ed anche particolarmente economica. Verrà infatti richiesto un contributo per le spese, molto basso. Per partecipare all’iniziativa, portata avanti dall'Avv. Antonio TANZA, Vice Presidente di ADUSBEF, è sufficiente mettersi in contatto con la Vicepresidenza Adusbef collegandosi al sito www.studiotanza.it, oppure scrivendo a adusbef@studiotanza.it, oppure telefonando al 0836.566094 o mandando un fax al 0836.631656. Ci necessita acquisire: 1) Fotocopia della Vs carta d’identità; 2) fotocopia del codice fiscale; 3) fotocopia dei titolo giustificativi dell’acquisto di obbligazioni o di azioni; 4) procura alle liti (di cui Vi forniremo modello).

E' ancora possibile costituirsi parte civile in tutti i processi Parmalat: pertanto non è il caso di farsi prendere dal panico, ma di operare senza perdere tempo.

Per costituirsi parte civile e’ necessario rivolgersi ad un avvocato penalista. Adusbef ha predisposto un pool di avvocati che possono svolgere questa azione legale nel migliore dei modi possibili. Chi ha un proprio avvocato di fiducia puo’ tranquillamente rivolgersi a lui. Coloro che invece preferiscono affidarsi ai professionisti che collaborano con l’Adusbef possono farlo scrivendo una email a: adusbef@studiotanza.it indicando le proprie generalita’ e gli verra’ inviata una email con tutti i dettagli per svolgere l’azione. Anche in questa occasione Adusbef agisce coerentemente con il proprio scopo che e’, in primo luogo, quello di fornire tutte le informazioni utili per esercitare in prima persona i propri diritti e non quello di sostituirsi agli utenti e/o al lavoro dei liberi professionisti.

Quanto costa. I legali che collaborano con Adusbef sono professionisti che concordano con lo spirito dell’associazione, consci degli aspetti sociali della loro professione, e quindi si impegnano nel mantenere le proprie tariffe ai livelli piu’ bassi possibili, compatibilmente con i minimi tariffari imposti dalla legge. Il costo a persona dipendera’ anche dal numero di adesioni. E’ nostra intenzione, comunque, fare in modo che il costo di questa operazione sia del tutto trascurabile e accessibile, quindi, anche a coloro che hanno investito cifre molto piccole.

Come aderire. E’ sufficiente inviare una email all’indirizzo: adusbef@studiotanza.it: avente per oggetto “richiesta costituzione parte civile nel processo Parmalat” e nel corpo del messaggio indicare: le proprie generalita’, i riferimenti telefonici per essere contattati, la quantita’ di azioni ed il prezzo di carico e la data di acquisto e l’eventuale data e prezzo di vendita, la quantita’ di obbligazioni (valore nominale) il prezzo di carico e l’eventuale data e prezzo di vendita. Le comunicazioni nei confronti degli aderenti avverranno, ove possibile, a mezzo posta elettronica o fax, per velocizzare tutte le procedure




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